Ogni tanto mi lascio trascinare dalla voglia di osservare i comportamenti delle persone nei non luoghi. Ho sempre la speranza di trovare qualcosa di strano, di diverso, di emozionarmi di fronte a qualcosa che non ho mai visto, nonostante si tratti di luoghi uguali in tutto il mondo. Per dirla con Marc Augè, si tratta di non-luoghi, come autostrade, stazioni ferroviarie, aeroporti, centri commerciali. E io aggiungerei villaggi turistici, grandi catene alberghiere.
Quaderno di appunti e macchina fotografica sempre in agguato, come un navigato reporter. E buona musica dal mio iPod: il sax di Sonny Rollins in “Blues for Philly Joe – 1957”
Oggi ho deciso di andare all’IKEA, comoda da raggiungere, da una fermata della metropolitana, con una navetta. E, naturalmente ci ho trascinato mio marito.
Dopo un quarto d’ora di percorso per le strade di Brooklyn con la navetta, ecco la fermata davanti al famoso cubo azzurro con la scritta gialla. Se non fosse stato per la Statua della Libertà che mi sono trovata di fronte, inopinatamente, per un attimo mi è parso di essere all’Ikea di Carugate.
Ho notato alcuni prodotti che in Italia non ho mai visto:
le bambolette di stoffa bianche e nere….
…. e l’invito a prendersi una pausa con un cinnamon bun che in Italia non ho mai visto all’Ikea. E, in ogni caso se ne guarderebbero bene dal pubblicizzare la pausa lasciando il nome svedese…
Gli atteggiamenti e i discorsi degli avventori sono incredibilmente uguali a New York come a Carugate.
Il ragazzo che prova il divano letto, la famigliola che discute su un accessorio da cucina che al marito sembra inutile e alla moglie indispensabile, giovani sposi che si consultano per l’acquisto della cucina, giovani coppie gay che misurano un tappeto e litigano sul colore. Ragazze con il carrello pieno di candeline, piantine, accessori per il gatto, cuscini colorati.
La zona ristorante, molto più affollata della nostra, offre gli stessi piatti, salvo qualche particolarità come il cinnamon bun (vedi nome sopra) e il free refill delle bibite (ci si può servire all’infinito della stessa bibita pagata solo una volta). Inoltre, sono indicate, quasi ossessivamente, le calorie di ogni piatto servito. Ma, dalle persone corpulente che vedo in circolazione, pare che quell’indicazione non serva a nulla.
Probabilmente ho impiegato male il mio tempo, ho buttato via tre ore…chissà. No, anzi, è stata un’immersione in una realtà molto popolare.
Comunque sia, anche all’Ikea di Brooklyn sono riuscita a spendere ($19)!
12 agosto 2011 at 06:59
Sono stata all’Ikea di Bari proprio ieri pomeriggio e posso dirti che i bambolotti in feltro di varie etnie ci sono anche qui, forse non li hai mai visti prima perchè sono una novità messa in commercio da pochissimo. Invece i cinnamon rolls ci sono da sempre, li vendono anche in scatola, in forma mignon, nella bottega svedese. Lo so per certo perchè l’Ikea è il nostro fornitore ufficiale di cinnamon rolls. 😀
12 agosto 2011 at 09:44
Grazie per essere passata di qui e benvenuta.
Bene, sono contenta che le bambolette di varie etnie siano arrivate anche nel nostro paese. I cinnamom roll ci sono, certo. Ma quelli pubblicizzati dal cartello dell’Ikea newyorchese sono i cinnamomo bun, alti una spanna e da noi non li ho mai visti. Ora l’ ho specificato anche nel post. 😀
12 agosto 2011 at 11:45
Questa è la vera globalizzazione, gli stessi medesimi prodotti commercializzati in ogni angolo del mondo… da uno dei più ricchi uomini del pianeta… diventato tale grazie ai risparmi delle piccole tasche… che strano, no? Da aggiungere al taccuino di psicologia?
12 agosto 2011 at 21:00
Giusy, è proprio così e non so se gioire o rattristarmi. Sono combattuta… Mi riferisco alla globalizzazione. Da un lato, mi piace trovare, per esempio, un prodotto dell’altro capo del mondo, vicino a casa. Dall’altro, mi piacerebbe trovare in ogni paese solo i prodotti locali. E ripensare a profumi e atmosfere nei ricordi.
O spostiamo le cose o spostiamo le persone.
Il signor IKEA, è vero, è diventato ricco perché ha consentito anche a chi ha poco denaro di poter arredare la casa, ma la leggenda narra che sia diventato ricco per la sua avarizia (quindi grazie ai suoi frequenti attacchi di tirchieria…hi hi hi)
13 agosto 2011 at 03:22
Diciamo che è bello avere la possibilità di scegliere, poi sta a noi comportarci in maniera etica.
14 agosto 2011 at 02:00
Certo, Giusy, è la nostra coscienza che ci deve guidare.
12 agosto 2011 at 12:29
E cosa hai comprato??? 😀
12 agosto 2011 at 21:33
Pippi, l’ikea è tremenda! Siamo entrati solo con l’obiettivo di osservare…..Siamo usciti con una confezione di candeline (tealight) alla vaniglia, due contenitori per candeline, una confezione di piccole gerbere galleggianti (odio i fiori finti ma per dare un po’ di colore alla casa), due ciotole di acciaio per l’insalata, una confezione di tovaglioli di carta viola. Ahhhh, la politica del basso costo e dell’esposizione a vista che fa confondere bisogni da desideri!!
12 agosto 2011 at 14:49
grazie per la spelndida accoglienza! 😀
12 agosto 2011 at 21:34
Monica, per me è sempre un piacere accogliere! Ti aspetto ancora! 😀
12 agosto 2011 at 15:33
Bellissimo! Mi sembrava di essere lì con voi! 🙂
Le bambole bellissime! (Da piccola avevo un cicciobello nero con un vestito a strisce bianche e rosse era il mio preferito)
I pantaloni di Seb anche! Un giorno riuscirò a convincere Lorenzo di aver bisogno di un paio simile! 😉
Secondo me se decidono di commercializzarli in Italia è meglio se lasciano quel nome per i dolcetti… in Friuli avrebbero un successone!!! 😆
Per il resto sappi che anche se non mi vedi spesso da queste parti leggo tutto quello che scrivi, così mi sembra di essere ancora un po’ lì con te!
Un abbraccio a tutti e due: divertitevi come pazzi! 🙂
12 agosto 2011 at 21:44
Barbara, effettivamente, sarebbe stato bello fare un giro insieme ma non avevamo idea di dove fosse l’Ikea. Tornando da Newport l’abbiamo individuata e da lì è nata la decisione di andare, vedendola vicina a Manhattan.
Spero che quel cicciobello nero tu lo abbia ancora, sarebbe un bellissimo oggetto da mostrare.
Seb ora è fissato con i bermuda…ma solo a 6000 km da casa. Penso che a Milano non li metterebbe nemmeno per andare a buttare l’immondizia, sotto casa!
Ahhhh, ‘sti friulani porcellini…..
Lo so, lo sento che mi sei vicina e questo vale anche per me che ti leggo sempre. In questo periodo, però, uso poco il computer, direi non più di tre quarti d’ora al giorno. Forse un po’ di più quando scrivo sul blog.
Forse quando andrà via Seb e mi sentirò sola, il Mac sarà meno abbandonato in un angolo. Un abbraccio anche a voi tre! PS Oggi abbiamo rivisto Boo, il fidanzato promesso di Pizza!!! 😉
13 agosto 2011 at 04:59
Titti!!! Ti infili anche all’Ikea di Brooklyn ahahah e con marito al seguito…povero…!! 😉 Io non sono mai stata all’Ikea, nè in Italia nè altrove, penso di essere l’unico caso al mondo :S Ci ho fatto giusto un pensierino l’altro giorno però, per l’acquisto di stampini in silicone per muffins, dolcetti e torte, sembra che tutti si trovino bene con quelli comprati lì, anche se ho qualche perplessità sui materiali che usano… e il solo pensare a tutte le macchine che sono parcheggiate fuori mi viene mal di testa…Bella vista però dall’Ikea di Brooklyn, no? 😀
13 agosto 2011 at 11:55
Sara!!!!!!!!! veramente non sei mai stata all’Ikea? Penso che tu sia un caso unico al mondo perché, anche chi la snobba, so per certo che, almeno un passaggio nel parallelepipedo giallo e blu, l’ha fatto! Comunque, complimenti, per il fatto che non ti sei lasciata calamitare da questa girandola consumistica a basso costo!
Sulla questione del silicone ho sempre qualche dubbio, indipendentemente dal fornitore. Non so, ho come l’impressione si tratti di un materiale che, fra una decina d’anni, verrà messo al bando perché dannoso per la salute.
Ma è una mia opinione, forse dissennata….almeno lo spero (visto che una tortiera in silicone la uso di tanto in tanto anch’io)
Un bacione! 😉
14 agosto 2011 at 01:58
Peccato, sarebbe stato un bel ricordo e, soprattutto, un ricordo che anticipava i tempi! Io non riesco a essere distaccata dalle cose perché sono pezzi di vita e quando me ne devo distaccare soffro. Mi pare di essere derubata ma è la mia storia personale che mi fa vivere in questo modo. Invidio moltissimo chi, come te, ha un atteggiamento distaccato verso le cose ma spero, pian piano, di arrivarci anch’io. Bellissimo il tuo cicciobello nero! 😉
14 agosto 2011 at 17:27
Quindi non è proprio tutto globalizzato! Almeno la pausa caffè resiste 🙂
14 agosto 2011 at 18:07
Barbara, è bellissimo! 😉
14 agosto 2011 at 18:07
Eh sì, almeno quella…… 😛
15 agosto 2011 at 07:46
eccomi anche qui, cara Titti!non potevo non passare e dirti che..sono totalmente catturata e appassionata dei tuoi pensieri nomadi…e volevo aggiungere che anche io avevo quel cicciobello nero!!!si racconta che avessi insistito oltre misura per averlo…!hihihhi(ti saluto in attesa di scriverti in maniera più intima)un bacione
15 agosto 2011 at 21:30
Alessandraaaaaa!! Benvenuta!! Ma che bello trovarti anche qui!! E spero di rivederti presto!! Il cicciobello nero non l’avevo mai visto e non sapevo nemmeno che esistesse! Bella l’idea se si pensa che è di qualche anno fa (almeno credo).
Spero di ricevere presto tue notizie…chissà quante cose hai da raccontarmi!!!! Un abbraccio!
18 agosto 2011 at 03:43
Un po’ in ritardo, un po’ a spizzichi e bocconi, ma leggo sempre con interesse il tuo blog.
Il Cicciobello nero – che quando ero piccola io non era ancora “nato” – ha riportato alla mi a memoria l’unica bambola con la quale ho giocato: nerissima, di gomma dura, capelli lucidi e ricciolissimi. La ricordo così.
Un abbraccio.
18 agosto 2011 at 08:58
Laura, è sempre un grande piacere trovarti qui! Ti ringrazio tanto per le parole che mi dici. Il cicciobello non l’ho mai visto nemmeno io….. e le mie bambole erano le classiche bambole dell’epoca…….Un abbraccio!!!