E’ da tempo che mi soffermo a pensare, non senza una certa inquietudine e paura, al tempo che mi resta da vivere. Al poco tempo, aggiungerei. Al poco tempo in salute e indipendenza aggiungerei ulteriormente.
Ho toccato con mano la lunga malattia e la sofferenza di mia madre, per quattro anni totalmente dipendente. In tutto e per tutto. Dipendente dai farmaci, dai parenti, dalla badante, dagli ausili e dai presidi più sofisticati e tecnologici (il deambulatore, il sollevatore elettrico, il materasso antidecubito, la sedia a rotelle), vittima della malattia che la affliggeva. Creatura totalmente indifesa e vulnerabile.
Ripensando a quegli anni disperati, alla sua dignità perduta – e che solo la morte le ha restituito – all’annientamento del sé, sono arrivata alla conclusione che sarò io a decidere quando andarmene.
Il dilemma non è il quando ma il come…..
Vivere significa essere felici ma anche essere tristi, avere delle relazioni o decidere di sospenderle, prendere delle decisioni, discutere dialetticamente, amare, desiderare, essere infastiditi, aver voglia di leggere, di andare a un concerto, di decidere cosa mettere nella borsa della spesa, cosa cucinare, come vestirsi, dove fare le vacanze, chi frequentare o chi non frequentare, chi mandare a quel paese e tanto altro ancora.
Mia madre per quattro lunghi anni non è stata in grado di fare nulla di tutto questo, nemmeno le cose più elementari.
Io me ne voglio andare il giorno in cui avrò la percezione che una sola cosa che ho fatto fino a quel momento non sarò più in grado di farla.
Ora ascolto, abbandonando i pensieri, Sonny Rollins in My One and only Love
27 luglio 2016 at 00:06
Sono d’accordo non al 100%, di più. E infatti sto finalizzando parte del mio “living will”, il mio testamento nel caso diventassi incapacitata…
2 agosto 2016 at 07:33
E’ da tempo che penso anch’io al mio testamento biologico ma non so se qui in Italia possa venire applicato se troppo estremo. Vedremo….
30 luglio 2016 at 18:24
E’ capitato anche a me, tempo fa, dopo un periodo di malattia forte di mia madre e subito dopo la diagnosi di alzheimer a mia suocera… mi sono detta: hanno poco più di vent’anni di me, può significare che mi restano solo vent’anni, e non dei migliori, prima di “lasciarmi andare”? La realizzazione della cosa è stata sconvolgente ma poi mi è servita a reagire. Ho fatto una lista mentale delle cose che per vari motivi non mi ero mai permessa di fare, nonostante mi sarebbe piaciuto. Beh, ora faccio di tutto, sconvolgendo un po’ la vita familiare e lasciando stupiti chi mi conosce. Ho stilato anche un testo contro l’accanimento terapeutico e la volontà di essere cremata… Tanto prima o poi bisogna fare i conti con la cosa.
Però l’importante è non farne un dramma o una sofferenza. La tua decisione di andartene di spontanea volontà quando ritieni il momento mi sembra eccessiva. Veramente basta tutelarsi contro l’accanimento terapeutico, e te ne andrai da sola, al momento giusto… eh sì, se siamo arrivate al punto di prendere in considerazione questi argomenti, significa che stiamo proprio invecchiando! Ahaahha
2 agosto 2016 at 07:38
Eh sì, prima o poi (per quel che mi riguarda, direi più prima che poi….) bisogna sbattere la testa contro questi argomenti. Anch’io, come te, sto cercando di fare tutto quello che mi piace, nei limiti del possibile. Mi restano ancora molti sogni da realizzare e so già che alcuni non saranno mai realizzati. Un viaggio a Pitcairn in barca, per esempio.
Un’altro obiettivo che quotidianamente cerco di raggiungere è quello di alleggerirmi delle cose, liberandomene e di non accumularne altre, come facevo un tempo quando, se vedevo una cosa che mi piaceva la acquistavo. Ecco, ogni giorno aggiungo un tassello….
4 agosto 2016 at 14:55
Ottima wishing list! Besos…
12 settembre 2016 at 22:01
🙂