
La mia anima è nomade, come i pensieri che scrivo, di getto, currenti calamo. E, aggiungerei, ex abundantia cordis.
Insomma, butto fuori quello che mi passa per la testa, senza troppe riflessioni.
E ora ho in testa un viaggio in Mongolia. É da un bel po’ che ci penso e vorrei che questa idea, questo desiderio si concretizzasse.
Di viaggi in terre poco frequentate ne ho in mente tanti. Resta sempre il sogno di raggiungere l’Isola di Pitcairn. Mi sa che resterà un sogno anche se ogni tanto mi sforzo di immaginarmi su quell’isola sperduta, senza approdi, senza aeroporti, con meno di 50 abitanti, tutti discendenti dagli ammutinati del Bounty.
Ne avevo parlato qui.
La Mongolia è terra di nomadi, popolo generoso e ospitale, terra misteriosa, dalla natura selvaggia, dagli spazi immensi ma anche ricca di storia e di cultura.
Un grande mondo antico che, al di fuori dalla capitale Ulan Bataar, vive ancora come ai tempi di Gengis Kahn.
Quello che mi affascina è la sensazione di vuoto che evoca in me, di spazio infinito.
Ho bisogno di abbandonarmi a un mondo non superglobalizzato, non occidentalizzato e vittima del consumismo. Affrancarmi, almeno per un po’, da un mondo che ti bombarda di falsi bisogni. E anche se sei forte ogni sollecitazione è un fastidio.
Ho bisogno di riflessione….
L’unica preoccupazione è il cibo. I Mongoli non sono proprio vegani e, ahinoi, nemmeno vegetariani…. A parte la capitale che offre molti ristoranti vegani, tutto il resto è off limits per noi. Dai, non ho paura di tornare in Italia più magra, mettiamola così.
E ora, ascoltando queste note struggenti, penso a organizzare il viaggio.
Un bel regalo per i nostri 25 anni di matrimonio.
Se qualcuno ci è stato saranno apprezzatissime le indicazioni.