E’ da più di un anno che non scrivo e, a dire il vero, avevo deciso di abbandonare del tutto questo blog perché calamitata dall’arena dei social, più immediati, più fruibili e più semplici da utilizzare.
Ma ora vorrei riprendere a scrivere qui dove mi sento meno esposta, più protetta, più in silenzio. E inizio con la recensione di un libro. L’autore, Roberto Curatolo mi aveva già concesso gentilmente un’intervista. (La trovate qui ).

Consiglio la lettura di questo romanzo, che si legge d’un fiato, perché è terapeutico e, in talune descrizioni, chiunque può ritrovarsi e riconoscersi riuscendo a capire i meccanismi della mente e dell’animo umani.
Il romanzo narra di Katia Rinero, cantante dalla bellissima voce – unico suo tesoro – che, negli anni ’60, raggiunge un notevole successo, come solista prima e con il gruppo dei Navigators in tempi successivi, per poi vivere lunghi periodi di buio, solitudine e tormento anche per la necessità delle case discografiche, di proporre nuove voci e nuove modalità espressive.
Proprio in quegli anni si era soliti, per distinguere le voci femminili, focalizzare una caratteristica particolare. Katia venne chiamata “Il ghepardo della Lunigiana” per la sua femminilità un po’ aggressiva e la sua voce graffiante. Donna impetuosa, impulsiva e senza filtri, sboccata, dal temperamento genuino e schietto, Katia è continuamente alla ricerca della serenità e dell’amore e, nonostante si affanni a cercarli, non li troverà mai, se non per brevi illusori momenti.
E nemmeno le sfibranti sedute dallo psicoterapeuta, per cercare di leggere e decifrare i suoi tormenti e la sua infelicità, le saranno d’aiuto.
I tormenti di Katia risalgono in gran parte al rapporto con i genitori, dapprima mal tollerati fino a provare per loro un’ affettuosa indulgenza.
Non trova serenità nemmeno nei troppo brevi e occasionali successi di qualche ribalta nelle modeste sagre di paese o nelle balere, non lo trova nelle relazioni tormentate con uomini di scarso profilo umano che si avvicendano come Dimitri, uomo insolente o Flavio, uomo incapace o Walter, figura dai modi rustici ma, almeno, propositivo.
Non lo trova nemmeno nei due amatissimi figli, fortemente desiderati.
Sullo sfondo, la storia della musica degli anni sessanta e settanta e del boom economico.
Roberto Curatolo, con la sua solida architettura narrativa, ha saputo scandagliare l’animo femminile, descrivendo in modo lieve e affascinante gli umani tormenti, creando nel lettore una forte empatia e stimolando il coinvolgimento. Sa analizzare i sentimenti più profondi, sa nutrire l’anima con descrizioni precise e coinvolgenti.
Ascoltando Stan Getz “Serenity”
27 Maggio 2020 at 20:30
Complimenti Titti
Bella recensione hai proprio colto l’essenza del romanzo e della protagonista.
L’eleganza e la profondità della curatissima scrittura di Roberto Curatolo sono merce rara in un tempo in cui i troppi libri pubblicati vengono scritti male (anche in italiano) e in pochissimo tempo. Andare alla scoperta di scrittori che propongono storie originali ed hanno come unico farò il rispetto del lettore, è un dovere civico e tu lo continui a fare. Dovresti scrivere con assiduità.
Gianni Zuretti
27 Maggio 2020 at 20:43
Grazie mille, Gianni, per essere passato di qui. Mi piace molto scrivere ma, a volte, mi coglie la sindrome della pagina bianca e i pensieri si fermano, paralizzati. E la mente è vuota. Spero mi accada sempre più raramente. Titti
28 Maggio 2020 at 18:39
Bella recensione, invita a leggerlo.
Grazie per il suggerimento.
29 Maggio 2020 at 16:57
Ciao Giusy, è sempre un piacere la tua visita qui. Sì, il libro è molto interessante, specie per una musicista come te/voi.