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I messaggi vocali, quanto li detesto!!

Ultimamente prende sempre più piede  – ahinoi – la mania di inviare messaggi vocali.
Centinaia di milioni ogni giorno, nel mondo.
E questa malsana abitudine dilaga in modo dissennato.
L’insigne sociologo canadese Marshall McLuhan sosteneva l’opportunità di studiare i media non solo dal punto di vista dei contenuti che vengono trasmessi  ma principalmente dal modo con cui vengono trasmessi. Sua è l’affermazione “Il medium è il messaggio”.
Mc Luhan, infatti, sosteneva che i mass media non sono neutri  – poiché la loro stessa natura produce una notevole influenza sui destinatari  dei messaggi  – travalicando il contenuto che trasmettono.

Infatti, ancor prima del contenuto, è il mezzo che scegliamo per inviarlo.
E’ diverso, infatti,  usare il telefono per chiamare un amico per augurargli buone vacanze o farlo via social.
Per tornare all’argomento del titolo, il modo peggiore che possiamo scegliere per comunicare è utilizzare il messaggio vocale invece di un messaggio scritto o di una mail.
Perché?

Perché il messaggio vocale è protervo ed egocentrico oltre a presupporre che il mittente consideri che  il destinatario non meriti il suo tempo (scrivere un messaggio si impiega più del doppio del tempo rispetto a quello impiegato a  scriverlo).

Chi invia messaggi vocali rifiuta il dialogo poiché la comunicazione non è contemporanea e obbliga l’interlocutore solo ad ascoltare. Se poi questo vuole rispondere si inizia un duello vocale noioso, a volte soporifero.

I messaggi vocali sono spesso lunghi e si rivelano sul nostro telefono solo attraverso una notifica neutra, senza un minimo testo di introduzione (come accade ai messaggi scritti).

E’ necessario ascoltare tutto il messaggio per capire di cosa si tratta: un augurio? Una richiesta urgente? Un saluto? Un pazzeggio? E, talvolta, non si è nelle condizioni di ascoltare mentre si è in quelle di leggere.

I messaggi vocali, per finire, mi fanno capire che chi li manda non ha tempo per noi, non ha tempo di scrivere né di telefonare.
Insomma, non amo i messaggi vocali.

E ora ascoltiamo buona musica: il sax di Branford Marsalis in “The Ruby and the pearl”

https://www.youtube.com/watch?v=4ZHOoUFqYvE

 

 

 

 

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La modestia è pericolosa….

Non mi riferisco alla virtù di chi non si vanta dei propri meriti sottraendosi alle lodi o in chi ha senso della misura, della riservatezza e della sobrietà, caratteristiche che si esercitano nelle azioni e nello stile di vita. Non mi riferisco alla modestia delle persone grandi.

Mi riferisco alla modestia intellettuale, alla povertà e alla miseria  che albergano nella mente di coloro che possono avere anche titoli di studio ma che vivono volando basso, senza stimoli, pigramente, ben inseriti nella massa informe e conformista che si adegua senza guizzi né stimoli. Allineati, inquadrati. Piccoli, insomma. Perché è più facile non pensare e seguire uno schema preconfezionato.

Ecco, questa gente mi fa paura e, ahimè, rappresenta il 90% della popolazione.

Ascoltando Nina Simone in My baby just cares for me

 

 


Storia (ingloriosa) di un frigorifero

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L’ho sognato per anni, desiderato, invidiato. E non mi sono mai sentita così provinciale. Eppure davanti a quel frigo maestoso, dalle forme sinuose, dall’aspetto elegante, volava la mia fantasia.
Volava a tempi lontani, non vissuti, a tempi dal fascino discreto.
Volava agli anni ’50, anni di rinascita, di ricostruzione, anni del rock ‘n roll.  Volava  – nella mia immaginazione  – alle famiglie riunite intorno al tavolo della cucina, con la tovaglia a quadretti profumata di bucato, con la zuppiera fumante in mezzo al tavolo e la mamma che scodellava a tutti ed era l’ultima a sedersi (quando riusciva a farlo).

Immagini un po’ conservatrici – é vero – ma che evocavano il calore della casa, della famiglia riunita a conversare o, tutt’al più, a guardare la televisione tutti insieme.

Insomma quel frigo lo desideravo. Ed é arrivato, a settembre 2007.
Ricordo la fatica di chi lo ha portato dalle scale, fino al settimo piano, perché non entrava in ascensore.
È stato un sacrificio economico non da poco ma pensavo che sarebbe stato un investimento per i successivi 30 anni.

Ha funzionato per 7 mesi. Poi da lì il calvario delle riparazioni ogni 3 mesi, prima in garanzia, poi a pagamento.  Dopo 4 anni di questa vita abbiamo chiesto all’azienda di sostituircelo perché sicuramente aveva un difetto di fabbricazione. Niente da fare. La via d’uscita proposta dalla SMEG era l’acquisto di un frigo identico scontato al 50%.

E giá!! Pagato 2200€. Aggiungi almeno 700€ di riparazioni in diverse riprese. Aggiungi la stipula di un’assicurazione successiva. E aggiungi 1100€ di un frigo nuovo al 50%!! Quanto mi sarebbe costato alla fine?

Quindi decisi di rivolgermi a un legale che inviò una lettera alla SMEG. Tempo 15 giorni avevo un frigo nuovo, identico al precedente, senza sborsare un euro. Bene, direte. Eh no….

Dopo 5-6 mesi stessa storia del precedente: assistenza ogni 4-5 mesi. Fino alla drastica decisione di rottamarlo e acquistarne uno nuovo dalle stesse dimensioni e dal prezzo inferiore di due terzi.
Un frigo con poca personalità.
Non me ne importa più della favola degli anni ’50 e bado alla sostanza. Ce l’ho da una settimana e non me la sento di cantar vittoria ma ho buone speranze.
L’ho acquistato on line tramite il sito http://www.eprice.it. Servizio professionale, puntuale, competente.

Eccolo:

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E riesco perfino a mettere tanti magneti che mi piacciono un sacco!

Ascoltando Charlie Parker in Now’s the time

 

 

 


Sono una vegana intollerante!

Dunque, ricapitolando…..

“Ma io mangio pochissima carne”

“Io sono un onnivoro convinto e rispetto i vegani. Pretendo lo stesso rispetto”

“Non sopporto i vegani che  mi guardano nel piatto e mi accusano di essere un assassino”

“Non sopporto i vegani integralisti”

“Non sopporto i vegani violenti”

E la lista delle frasi banali, conformiste, insopportabilmente becere, potrebbe continuare.

Io, invece, non ne posso più di chi sputa queste sentenze mentre, nel frattempo, gli animali continuano a crepare, a soffrire, a condurre una vita non dignitosa,  oltre che ridotta rispetto alla loro speranza di vita. Non ne posso più di questi idioti che si fissano sui vegani intolleranti, sui vegani talebani, sui vegani violenti e, per ripicca verso la “categoria”, continuano a nutrirsi di morte anziché focalizzarsi sul reale problema. Sulla distruzione del pianeta, sul dolore inutile e intenso che provocano a delle creature indifese.

No, non sono tollerante. Non uso violenza né verbale né tantomeno fisica, non punto il dito e non auguro la morte a nessuno.

Mi limito a fare la mia parte. Continuerò a essere vegana etica e – a volte in silenzio che, spesso, é più eloquente delle parole –  privare di ogni stima chi  alimenta la crudeltà anche in una sola forma: mangiando animali e derivati, vestendosi con prodotti animali, andando al circo, allo zoo, nei delfinari, negli acquari e/o portarci i bambini.

Perché non ci sono più scuse e gli animali non possono aspettare ancora.

 

Ascoltando Nina Simone in My way 


Lo stomaco nella testa….

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Non so se succede solo a me o se sono particolarmente vulnerabile al tema per…..deformazione professionale ma il fenomeno è davvero dilagante e  inquietante e, direi, inarrestabile.
Mi riferisco al numero esponenziale di persone che vivono il cibo come un’ossessione, un elemento da cui difendersi, da selezionare, da valutare. E mi riferisco solo ai vegani salutisti che sono assolutisti.
No zucchero, no glutine, no  olio, no solanacee, no noci, no farro, no pesche, no soia, no questo, no quello ma potrei continuare all’infinito aggiungendo all’elenco ulteriori ingredienti per le intolleranze (vere o presunte) o le teorie più bislacche.
Per dirla con il Sommo Poeta nascono nuovi tormenti e nuovi tormentati e, guarda caso,  siamo proprio nel terzo cerchio dove vengono puniti i golosi

Insomma, questo fanatismo salutista lo trovo insopportabile oltre che psicologicamente dannoso e tossico. Ma perché questa visione egocentrica?

Ma non si può avere con il cibo il giusto equilibrio, una sana leggerezza pur avendo cura della propria salute?

Da vegana etica faccio veramente fatica a calarmi nella testa di un vegano salutista,  travolto da una malsana spirale ossessiva.
Una mia cara amica vegana mi diceva, giorni fa, che è meglio essere ossessionati dal cibo (in funzione della salute)  e vivi piuttosto che noncuranti della salute e defunti.

Certo, meglio essere vivi che morti ma ancor meglio sarebbe essere vivi ed equilibrati e avere con il cibo un approccio meno maniacale, ossessivo, opprimente e morboso ma più critico e con un adeguato distacco.

Un approccio più equilibrato e critico con il cibo consentirebbe a questi rigidi-maniaci-della salute  di vivere le proprie relazioni e gli incontri conviviali in modo più sano.

 

Ho impulsi di ribellione verso i vegani salutisti, gli intolleranti, i vegani modaioli, i seguaci del guru, del nutrizionista di successo.

Mi ribello alle teorie apparentemente miracolose e salvavita che, nel giro di pochi anni vengono sconfessate da altre teorie che a loro volta verranno confutate e così all’infinito.

Teorie a favore, teorie contro. Non se ne può più.

David Bowie – Rebel Rebel è il pezzo che ci vuole…

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Difetti insopportabili e inaccettabili…..

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Sarò breve…..

Due categorie di difetti non riesco a sopportare nelle persone e, di conseguenza gli umani che  ne sono afflitti (o, meglio, che affliggono): la menzogna e l’invadenza.
Mi sento di sottolineare, senza timore die essere smentita che, pur avendo una miriade di difetti, anche pesanti da sopportare (ne sanno qualcosa i miei cari e mio marito in particolare….ma anche gli amici più stretti o chi ha avuto a che fare con me), non sono né bugiarda né invadente.

Sui miei difetti indugerò in un prossimo post. E’ necessaria una lunga trattazione…..  😉

Alle persone sincere che, pur consapevoli di palesare una debolezza o una mancanza, non sanno mentire; alle persone discrete, rispettose dei tuoi tempi, dei tuoi spazi, delle tue abitudini, delle tue manie, che sanno intuire quando è il momento di avvicinarsi e quando è il momento di allontanarsi perdòno tutto (o, almeno, ci provo e mi impegno).

Intendiamoci, non è che sia una santa…. Altre caratteristiche umane mi sono insopportabili ma riesco a essere più tollerante verso quelle  e, anche se non a giustificare, tendo a dare una spiegazione al loro manifestarsi nonostante mi facciano infuriare. Vedi i razzisti, i saputelli, i presuntuosi, gli arroganti, i maleducati, i raccomandati, i leccaculo, i portaborse, gli opportunisti, gli avari, ecc. ecc.

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Sono stata breve, come promesso. E ora ascolto Stan Getz, grandissimo sassofonista di Philadelphia, morto a Malibu a 64 anni,  in These foolish things…

 


Riflessioni spicciole

 

Immagine dal web

Immagine dal web

Giorni fa, passeggiando con la Joy, nel magnifico parco di fronte a casa mia (che aiuta a raccogliere i pensieri e le idee) riflettevo sul fastidio che mi provoca un certo utilizzo dei quattrini.
Posto che ognuno dei propri quattrini fa ciò che vuole, mi sono immaginata un elenco di spese urtanti che esorterei a evitare.

Di converso, pensavo alla lista contraria, quella virtuosa, quella da non evitare.
Quindi, semaforo ROSSO per la lista da evitare e semaforo VERDE per quella da caldeggiare.
L’ordine è casuale.

SEMAFORO ROSSO al denaro mal speso per:
1) crociere
2) villaggi turistici
3) sigarette e droghe
4) superalcolici
5) ristoranti banali
6) autovetture status symbol
7) multe
8) palestra
9) abbigliamento firmato
10) circo
11) acquisto animali
12) cibo spazzatura
13) profumi
14) fiori recisi
15) schermi TV esagerati

SEMAFORO VERDE al denaro ben speso per:

1) viaggi
2) libri e CD
3) spettacoli (concerti, cinema, teatro)
4) formazione
5) visite a musei, mostre
6) adozioni
7) volontariato e beneficenza
8) cibo di qualità
9) hobby
10) attrezzi da cucina per autoprodurre

 

La lista può allungarsi. Attendo contributi! 🙂

 

E ora ascolto un GRANDE STREPITOSISSIMO Dave Matthews dal vivo @Gorge 2011 in Big eyed fish

PS: Per la musica di DMB (Dave Matthews Band) i soldi sono spesi bene, anzi benissimo!!   🙂


Siamo asini nell’inglese (e non solo) ma……

 

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E’ vero, noi italiani siamo tra gli ultimi nella classifica della conoscenza dell’inglese e anche con altre lingue non andiamo meglio.
E – oltretutto – non siamo come i francesi che hanno una spiccata avversione verso la lingua inglese.
Chi non ricorda il Grande Francois Mitterand che disse, infastidito,  a una giornalista ” Tout le monde dit OK, sauf Francois Mitterand”  E la sua interlocutrice – un’idiota – gli risponde “OK, Monsieur le Président!” facendolo indispettire.  Qui il video, dura solo 25 secondi.

Al contrario, probabilmente per un’incoercibile tensione esterofila, anzi anglofila, ci pavoneggiamo con improbabili frasi cadendo  nel ridicolo.
Quello che mi fa inorridire non sono tanto gli italiani che farfugliano o scrivono strafalcioni in varie lingue, inglese in primis, ma gli italiani – parlo di quelli con studi dalle superiori in su – che bistrattano la nostra magnifica lingua.
Chi confonde gli apostrofi con gli accenti (scrivono un anziché un po’).
Chi omette gli accenti o li butta a casaccio dove non vanno (scrivono quì anziché qui, oppure la – inteso come avverbio di luogo –  anziché , oppure  o va’ – inteso come terza persona sing. indicativo di andare – invece di va, idem per fa o fa’ anziché  fa, ecc. ecc.). Va’ e fa’ non sono errori se intesi come troncamento di vai o fai (seconda persona dell’imperativo del verbo andare o fare).
La lista è, ovviamente, parziale. Ma sarebbe lunghissima……
Quindi, peccato veniale sbagliare le parole inglesi (a meno che non si sia docenti di lingua inglese!!).
Gravissimo è fare errori grammaticali o di sintassi.
Ecco, chi giudica male noi italiani in fatto di lingue, dovrebbe chiedersi se la propria lingua la conosce bene.
Ciò detto, invidio i bilingui perfetti.
Dedico ai bilingui perfetti un magnifico Stefano Bollani (che stasera è al Blue Note di Milano) in un Jazz piano solo.


Fantasmini, pinocchietti, vade retro!


Con la bella stagione l’esposizione all’orrore è perennemente in agguato.

A volte, per non vedere certe oscenità, vorrei fosse sempre inverno.   Ma tant’è… Io amo l’estate anche se mi devo sottoporre a queste cadute di stile. Horribile visu mi viene da dire.
Questo terribile accessorio (quasi peggio dei cuscinetti alle spalle anni ’80 che le signore continuavano ad aggiustarsi causa scivolamento) chi l’ha inventato?
E non ne sono immuni né donne né uomini. Uomini in giacca e cravatta, mocassino e, ai piedi, i fantasmini che si intravvedono.
Ma non farebbero meglio a mettersi un paio di calze?

E, donne in tailleur, tacco a stiletto e fantasmini.  Magari color carne…perchè non si vedano. E invece si vede!

Per non parlare dei pinocchietti  – indossati da padri di famiglia (e, talvolta, pure da nonni) – che lasciano scoperti 10 cm di gamba. Ma non si guardano allo specchio?

Sarà che, andando a spasso con la Joy, oggi ne ho visti troppi!  E lo sfogo mi serve a scacciare i dèmoni del pensiero.

Sto ascoltando  Stan Getz&Chet Baker in I’m old fashioned


Maleducazione stradale e meretricio….

Ieri, passeggiando con Joy, ho osservato questa scena, tra  due automobilisti.

Una signora taglia la strada a un signore.

Lui, a squarciagola, le urla: Troia!

Qualcuno mi spiega qual è il nesso tra tagliare la strada e praticare il meretricio?

Meglio ascoltare  Dave Matthews Band in Funny the way it is

PS: Quanto mi piace Dave Matthews!!!!!!!