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Parliamo di comprensione davanti a un “cous cous” di cavolo romanesco

empatia

Partecipo con questo post alla tavola rotonda ideata da Barbara
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che, in questo mese, propone come argomento la comprensione.
E’ un dibattito interessante e di grande attualità oltre che estremamente complesso proprio perché presuppone la reciprocità relazionale. Ma, anche questa volta, pur cercando di non eccedere in semplificazioni, cercherò di far prevalere la sintesi.
E’ nella comunicazione che si concretizza la  reciprocità relazionale  orientata alla comprensione e all’intesa.
Ma, per poter comprendere l’altro e far in modo che anche l’altro ci comprenda, è fondamentale accertarsi della cultura del nostro interlocutore. Considerare, quindi, non solo il codice linguistico (parlare la stessa lingua) ma anche il codice culturale (condividere gli stessi valori).
Ciò significa che la comprensione debba presupporre  e possa concretizzarsi più facilmente attraverso la compatibilità fra soggetti che comunicano.
Comprendere non significa solo mettersi nei panni dell’altro, provare empatia, ma anche avvicinare l’altro alla nostra sfera affettiva, personale, intima, senza pregiudizi nè giudizi morali.
Comprendere significa sentire una voce di dentro che ci guida verso l’altro, ne mette in risalto la sua essenza e ci affranca dalla corazza protettiva che costituisce il nostro riparo.
Non è facile comprendere perchè non è facile mettersi a nudo, palesare le nostre vulnerabilità, le nostre debolezze. E’ un atto di grande sforzo che richiede un prezzo che non sempre si è disposti a pagare ma che, senza ombra di dubbio, ci viene restituito come arricchimento personale di grande valore.
E la ricetta che abbino alla discussione  è un cous cous di cavolo romanesco. Una ricetta crudista.
cous cous di cavolfiore

Ingredienti per 4 persone:
Un cavolo romanesco
Una manciata di pinoli
Una decina di pomodori secchi sminuzzati
Qualche cappero sotto sale (facoltativo)
Olio evo
sale, pepe
Succo di mezzo limone

Procedimento:
Frullare il cavolo nel mixer per qualche secondo fino a sminuzzarlo in piccoli pezzi omogenei, simili al cous cous.
Disporre il “cous cous” in un’insalatiera in cui si aggiungeranno gli altri ingredienti.
Mescolare e servire, ascoltando la divina Nina Simone in Feeling good

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Tavola rotonda: l’uguaglianza e gnocchi di pane

Equality
Partecipo anche questo mese alla Tavola Rotonda
ideata da Barbara che propone, questa volta, un argomento tanto interessante quanto controverso. Meriterebbe una trattazione più articolata e analitica di quanto esporrò ma non voglio annoiare.
Mi preme, però, esprimere il concetto, sintetico ma non superficiale.

Il concetto di uguaglianza mi evoca un significato tendenzialmente negativo che riconduce all’appiattimento, alla massificazione, all’omologazione, al livellamento.
L’uguaglianza, a mio avviso, dovrebbe essere un principio ispiratore delle opportunità da offrire a tutti nella stessa misura per far sì che, in seguito, si esprimano le diversità nella loro più alta accezione.
Sono, infatti, solo le diversità – che si impongono nel tempo – che favoriscono il confronto, la crescita, la comunicazione, il progresso. E la libertà.
Se fossimo (stati) tutti uguali saremmo ancora all’età della pietra perchè sarebbe venuta meno la tensione a un pensiero fecondo che facilita il confronto, favorisce la comunicazione,  promuove la crescita individuale e collettiva.
La ricetta che propongo per la Tavola Rotonda sono gli gnocchi di pane.
Gnocchi di pane

Ingredienti per 4 persone:
Pane integrale raffermo (nel mio caso si trattava di un pane  mal riuscito perchè non ben amalgamato dalla macchina del pane che ne ha lasciato delle zone crude)
Acqua q.b.
Semi di cumino
Sale
Salsa di pomodoro
olio evo
Farina q.b.
Parmigiano vegano (lievito alimentare+mandorle tritate finemente)

Procedimento:
Sbriciolare grossolanamente il pane in una ciotola capiente. Aggiungere i semi di cumino e tanta acqua quanto basta per ammorbidirlo bene.
Meglio mettere meno acqua piuttosto che più del necessario (eventualmente aggiungerne un pochino alla volta).
Lasciare riposare questo impasto il tempo necessario a far assorbire bene l’acqua (un paio d’ore ma anche di più).
Impastare bene con le mani avendo l’accorgimento di amalgamare accuratamente tutto l’impasto evitando di lasciare crosticine o pezzetti non intrisi.
Se l’impasto è ben compatto non necessita di aggiunta di farina.
Formare delle palline grandi come una noce che andranno versate nell’acqua bollente salata  e saranno tolte con una schiumarola man mano che vengono a galla (in genere  dopo 3 minuti).
Per la salsa: versare in una casseruola un cucchiaio di olio evo, la passata di pomodoro e un po’ di semi di cumino. Cuocere per 15 minuti.
Disporre gli gnocchi nella casseruola in cui si trova la salsa, mescolare bene e servire caldissimi con una spolverata di parmigiano vegano.

Sto ascoltando …..Simona Molinari con Peter Cincotti in La felicità (da Sanremo 2013)


L’importante è partecipare?

Ho partecipato al gioco di Yari  per il compleanno del suo blog e ho vinto il terzo premio.

Ora partecipo a questo contest  del blog  “Ci hai pensato bene?”  di  Cristina e Tommaso.
Mi diverto un sacco a partecipare a contest originali.

Spero di vincere anche questa volta!!!

E se non vinco mi consolo con Nina Simone ascoltandola in “Feeling good