Ho conosciuto Irene un anno fa, leggendo un’intervista che rilasciò al Corriere Milano, nella rubrica settimanale “Cambio vita”.
La giornalista, Raffaella Oliva, raccoglieva e pubblicava esperienze di persone che, vittime di lavori insoddisfacenti, di routine alienanti e lontane dalla propria essenza, avevano deciso di dare una svolta alla loro vita cambiando lavoro, dando in tal modo nuove spinte e nuova energia alla loro esistenza.
In quel periodo leggevo e rileggevo il libro di Simone Perotti (Adesso basta!), avida di storie che riconducevano a esperienze di chi aveva cambiato vita, di chi aveva avuto quel coraggio, di chi ce l’aveva fatta.
Non poteva sfuggirmi, in particolare, la storia di Irene per varie ragioni: era della mia città, Milano, aveva lasciato un posto fisso a tempo indeterminato – come quello che avevo io – per occuparsi dell’educazione/addestramento di cani e, altro particolare significativo, proprio in quel periodo, stavo organizzandomi per adottare un cagnolino bisognoso.
A colpirmi fu anche la sua bellezza, davvero mozzafiato, i suoi modi eleganti, il suo stile e il suo sorriso disarmante.
In quel periodo visitavo canili e rifugi per trovare un peloso che si adattasse alla mia famiglia.
Quell’intervista cadde a fagiolo e mi annotai i recapiti di Irene certa di chiamarla una volta adottato il cane.
La piccola Joy arrivò, tramite l’associazione onlus
ICaniSciolti e poco dopo chiamai Irene per stabilire un primo contatto, capire il funzionamento della “procedura educativa” e avere altre indicazioni e suggerimenti.
La fortuna sfacciata fu che Irene abitasse a 300 metri da casa mia. Quasi incredibile in una città come Milano!!
Le lezioni furono estremamente efficaci e, in poco tempo, seguendo le sue indicazioni – rivolte soprattutto a noi “genitori” – Joy migliorò moltissimo i suoi comportamenti da piccola randagia.
Irene durante una lezione con Joy
Irene, da bambina, cosa pensavi di fare da grande?
Fin da piccola ho sempre avuto una grande passione per gli animali e ho sempre desiderato osservarli. Ero interessata a ogni forma vivente ed ero spinta da una grandissima curiosità ad avvicinarmi a ogni essere animale. Avevo già preso la decisione di lavorare a contatto con gli animali e il mio sogno mi è sempre stato chiaro: quello che volevo era “studiare il loro comportamento”.
Che percorso formativo/professionale hai intrapreso?
Alle superiori ero iscritta al liceo scientifico, con indirizzo naturalistico, e le scienze naturali sono sempre state la mia materia preferita. Poi all’università mi sono iscritta a Scienze biologiche e dopo il triennio ho seguito la specializzazione in Biodiversità ed evoluzione biologica. Materia preferita? Perdutamente innamorata dell’etologia. Studiarla era fonte di continua sorpresa e meraviglia. Mi sono laureata con tesi sperimentale sul campo, studiando le rondini nel loro ambiente naturale.Immediatamente dopo la laurea ho fatto prima uno stage e sono stata poi assunta a tempo indeterminato in una multinazionale farmaceutica.
Ma non era quella la mia strada.
Qual è stata la scintilla che ti ha portato al cambiamento?
Nonostante fosse un ottimo lavoro e anche interessante, passare le ore in ufficio non era quello che volevo. Mi mancavano soprattutto lo studio degli animali e l’aria aperta. Volevo inoltre prendere un cane, ma gli orari lavorativi non mi avrebbero permesso di prendermi cura di lui nel modo corretto.
In quanto tempo hai maturato la decisione di abbandonare il vecchio lavoro?
Ho lavorato in azienda per due anni, ma ho maturato la decisione nel corso dell’ultimo anno. Mentre lavoravo ho cominciato a seguire un corso per diventare educatrice cinofila, con Golfo e Arancio, due cani non miei, e lì è esplosa la passione per questo lavoro.
La tua famiglia come l’ha presa?
All’inizio erano spaventati, hanno cercato di farmi “ragionare”, ma non mi hanno ostacolata perchè si sono sempre fidati di me e delle mie decisioni. Ora sono più tranquilli, soprattutto perchè mi vedono serena, anche se la sicurezza economica ovviamente non è la stessa di prima.
Che tipo di formazione hai per l’attuale lavoro?
Ho ottenuto la qualifica di educatrice cinofila dopo 2 anni e mezzo di corso e un tirocinio nei canili e al fianco di istruttori professionisti. Continuo a tenermi aggiornata partecipando a stage e seminari di professionisti italiani e stranieri e ho cominciato un corso per diventare riabilitatrice comportamentale e ampliare così le mie competenze. Se mi viene gentilmente concesso non perdo occasione di seguire altri professionisti durante le loro consulenze: è utilissimo vedere come lavorano gli altri, ma devono essere altruisti e generosi per permetterlo.
Chi avesse bisogno di un’educatrice seria e professionale come te come fa a orientarsi nell’offerta così disordinata, diciamo pure selvaggia?
La figura dell’educatore cinofilo non è riconosciuta a livello nazionale, quindi chiunque può definirsi educatore, anche chi è solo un dogsitter (e sono numerosi i casi) o ha sempre avuto cani. Anch’io ho guidato la macchina per tanti anni, ma non per questo dico di essere un meccanico. Il mio consiglio è dunque di leggere attentamente il curriculum della persona a cui vi state affidando, per conoscere i suoi titoli accademici e professionali e capire quali siano le sue competenze e da dove deriva la sua esperienza.
Cosa reputi fondamentale nel tuo lavoro?
L’utilizzo di un metodo che sia rispettoso del benessere del cane prima di tutto. Importante anche far capire ai proprietari che il cane non è un robottino che deve darci obbedienza, ma che il fatto che il cane scelga di fare quello che gli diciamo non può prescindere dall’aver costruito con lui un ottimo rapporto che si fondi sulla fiducia reciproca.

Irene e Pinta, la sua australian shepherd – Foto di Duilio Piaggesi
Irene durante una lezione – Foto di Duilio Piaggesi