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Addio, compagno d’avventure….

Vulcano1
S
ono un fiume in piena…..altro che sindrome da foglio bianco palesata nel post precedente!
Ho l’angoscia del distacco che mi dà la carica, quell’incontinenza verbale tipica di chi ha bisogno di sfogarsi per liberarsi di un tormento, sperando che si plachi.
Ieri ho venduto Vulcano III, la mia amatissima moto, la mia DUCATI S2R 800 cc, compagno di tante avventure.
Sì, perché Vulcano III, la mia terza DUCATI è, anzi era un maschio molto  particolare,  sempre sottomesso e  pronto a ubbidirmi.
Non proprio come un vulcano vero ma, come questo, incuteva timore con il suo rombo potente, l’aspetto aggressivo, il colore nero, il piglio nervoso.
Vulcano3
Mai geloso, mai sospettoso, mai invadente, sempre disponibile a lasciarsi andare con me.

Non ho scelto io di tradirlo, di abbandonarlo. La congiuntura negativa di questo periodo ha scelto per me.
Ed è questo che mi fa più male.
Ho percorso migliaia di chilometri, con l’aria sul viso, con il freddo, il caldo, la pioggia, la nebbia, il traffico, il deserto, l’odore acre dell’asfalto.
Ho vissuto e assaporato ogni spazio, lunghe strade, curve a gomito, tornanti da paura, autostrade fastidiose, rettilinei noiosi, panorami mozzafiato, impossibili da cogliere se sei in macchina, anche da passeggero.
Ho conosciuto tanti motociclisti e motocicliste in questi lunghi anni, persone strane, simpatiche, un po’ matte.
Ho frequentato e organizzato raduni, incontri, pizzate….motorizzate.

La frenata potente del mio Vulcano III mi ha fatto  schivare automobilisti indisciplinati (anche se ho avuto due incidenti per colpa loro e mi sono spalmata sull’asfalto), ciclisti selvaggi (li detesto), pedoni distratti, motociclisti egocentrici e pericolosi, scooteristi arroganti.
Ma anche altri generi di veicoli guidati da cialtroni.

Ora non mi manca Vulcano III come mezzo di trasporto perché la moto non è, o non è solo, un mezzo di trasporto.
E’ uno stile di vita, dissacrante, rivoluzionario e magico.
Mi manchi Vulcano III…. Chissà, se un giorno, passata questa crisi economica lacerante, potrò ancora cavalcare una fiammante DUCATI.
Perché io sono una ducatista!

Dedico a Vulcano III un pezzo di Jovanotti “La mia moto

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Una serata leggera, finalmente……

Ieri ho incontrato Barbara per la prima volta. O meglio, per quella che ritengo la nostra prima volta. Importante ed emotivamente forte.

L’avevo incontrata circa tre anni fa in rete attraverso il suo blog. Avevamo simpatizzato anche perchè, oltre l’etica vegan e il modo di interpretare la vita, ci univa la passione per la moto (io ducatista, lei “giapponese”).

Ci siamo viste, in carne (si fa per dire perchè è uno scricciolo) ed ossa, un anno dopo la nostra frequentazione virtuale, in occasione di una festival vegano a cui partecipavamo con ruoli diversi.
Quello che doveva essere un incontro ricco di aspettative e la conferma della simpatia e stima suscitate e palesate in rete si rivelò, nella sostanza, un incontro maledetto.
Barbara, in quell’occasione, fu involontaria spettatrice di una vicenda che coinvolgeva me direttamente e lei indirettamente e che portò entrambe a una serie di incomprensioni, equivoci, fraintendimenti, allontanamenti, tentativi di  riavvicinamenti, malintesi che si inanellavano senza tregua.
Per due anni – pur con un disagio emotivo sempre più debole, grazie al tempo che riusciva a sfumarlo riducendone la pesantezza – mi sono tenuta dentro l’esigenza di un confronto e di un chiarimento  diretti, vis à vis, con lei, senza mai disperare che l’incontro avvenisse.
Per temperamento, non riesco a vivere con “conti in sospeso” con le persone che stimo, che mi interessano, che amo, che non voglio perdere, senza la possibilità di chiarire, di confrontarmi, di spiegare, di chiedere scusa, se necessario.
Non mi rassegnerò mai né al silenzio né  alla chiusura, condizioni che accetterei soltanto come inevitabili e necessari solo se emergessero dopo un chiarimento.
La ghiotta occasione per noi è giunta ieri sera, a casa mia. Barbara è venuta a consegnarmi il primo premio per il post che ho scritto per la tavola rotonda, sul buonismo. Eravamo in tre: io e lei e Joy, la mia cagnolina. Doveva esserci anche Alessandra (ne ho parlato qui  e qui) ma, per impegni, non ha potuto partecipare all’incontro. Da un certo punto di vista – quello del chiarimento –  è stato meglio così.
Il premio è il libro “Il cancello” di Francois Bizot – tradotto da Orietta Mori e una bella lettera scritta a mano, rara in questa era tecnologica. E di questo la ringrazio ancora, anche per le belle parole.
Abbiamo cenato insieme e parlato per ore. L’occasione era troppo importante.
Ci siamo chiarite, abbiamo ricordato, sviscerato, ci siamo confrontate, ci siamo spiegate. Non è importante conoscere il casus belli anche perché coinvolgerebbe persone che, pur non interessandomi da nessun punto di vista, non ritengo giusto vengano  rese riconoscibili ma voglio gridare a gran voce quanto sia importante il chiarimento, il confronto, anche duro e acceso, sempre onesto e trasparente. E solo tra persone intelligenti, aperte, disponibili al dialogo (tra le quali Barbara e io ci annoveriamo. Presuntuosa?), possono avvenire i miracoli.
Barbara ha lo sguardo limpido, diretto, guarda in faccia mentre ti parla, è spontanea, sa ascoltare. E ha una risata contagiosa.
Sono davvero fortunata!

Il menu?
Antipasti: spuma di carote e mandorle, hummus di ceci
Piatto forte: seitan (autoprodotto) al cocco e curry con riso basmati
Contorno: finocchi con mandorle, pomodori secchi e polvere di arancia
Pane (autoprodotto) di frumento integrale e farro con pasta madre di farina integrale
Dolce: Budino all’arancia (la variante di ieri è che al posto del latte di riso ho usato succo d’arancia puro al 100% come da ricetta di veganhome)
Ecco Barbara con la mia Joy
Bibi

Non c’era musica, stranamente, ieri sera ma solo le nostre voci….
Dedico a Barbara “A natural woman” di Arteha Franklin


Dedicato a Super SIC

Ascoltando il grande Freddie Mecury in The show must go on penso a Sic, alla sua classe in pista e  nella vita.
Penso  al meraviglioso e travolgente mondo delle moto, al rombo dei motori, a tutto ciò che riconduce a una grande passione e all’averla vissuta fino in fondo. Troppo brevemente.
Penso anche alla sua umiltà, alla sua  semplice normalità, alla sua stupenda famiglia, al candore della sua fidanzata.  Penso ai suoi meravigliosi genitori e alla sorellina, alla loro grandissima forza e dignità.

Non sono riuscita a parlarne prima. Da motociclista ero troppo turbata. E l’aver visto l’incidente, in diretta,  mi ha lasciata senza parole.
Ciao SIC!

Questo video , è il tributo che il mondo del motociclismo ha donato a Marco, a Valencia, nell’ultima gara, con il “minuto di casino” che avrebbe voluto lui e che papà Paolo ha espresso.