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“Mozzarella” alla mandorla e buonismo

Mozzarella di mandorle

Con questo post partecipo alla Tavola Rotonda organizzata da Barbara attraverso il suo blog “La Tavola Rotonda spadellando e” che, mensilmente, propone un argomento sul quale discutere attraverso i propri blog abbinando una ricetta.

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La prima discussione verte sull’interpretazione del termine buonismo, neologismo  nato in ambito politico per definire la condotta di chi evita contrasti accesi nel confronto politico a favore  di un atteggiamento più tollerante. Il termine viene sempre più utilizzato anche in ambiti diversi da quello politico.

Per alcuni il buonismo è un termine positivo che evoca la bontà d’animo, il buon cuore, la fratellanza, per altri – e tra questi ci sono anch’io – è legato ad atteggiamenti arrendevoli, remissivi poco inclini al confronto e alla discussione dialettica e più orientati al quieto vivere, a modalità che non recano turbamenti né a sé stessi né agli altri.
Buonismo e bontà non sono la stessa cosa. Non si sarebbe sentita la necessità di inventarsi un neologismo dallo stesso significato di un termine già esistente. Il buonismo, infatti, non ha nulla a che vedere con la bontà anche se ne richiama l’origine. La bontà è un sentimento profondo, che nasce dal cuore,  è legata all’altruismo, alla generosità, alla benevolenza.
La ricetta che ritengo adeguata all’argomento trattato è la “mozzarella” alla mandorla.

Ingredienti:
500 grammi di yogurt di latte di mandorla preparato utilizzando 100 grammi di yogurt di soia  come starter e 700 grammi di latte di mandorla
50 grammi di amido di mais
1 cucchiaino di agar agar in fiocchi
1 cucchiaino di olio di mais (la prima volta ho usato olio di cocco ma conferisce un sapore troppo marcato)
sale
pepe
erbe aromatiche (origano, erba cipollina, timo)

 

Procedimento:
Versare tutti gli ingredienti in un pentolino e cuocere a fuoco basso per una decina di minuti, frullando in continuazione per evitare grumi.
Distribuire il composto cremoso nelle ciotoline preparate precedentemente unte con olio evo e attendere che si raffreddi.
Mettere in frigorifero per alcune ore.
Togliere le mozzarelle dal frigo, disporle nel piatto e insaporirle con le erbe, sale, pepe e un po’ d’olio evo.

Il commento musicale non può che essere un pezzo melenso…. Adele in Someone like you


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Budino al profumo di arancia

Ed ecco la ricetta del budino al profumo di arancia che avevo annunciato in un precedente post.
Si tratta di un esperimento che ho voluto realizzare per utilizzare la buccia d’arancia ridotta in farina.
L’esperimento è riuscitissimo e il budino veramente buono.

Ingredienti:
500 ml latte di riso
35 grammi fecola di patate
35 grammi zucchero di canna
1 cucchiaino agar agar in fiocchi
1 cucchiaio colmo di polvere di buccia d’arancia ( 10 grammi)
una punta di vaniglia
cannella per decorare o, in alternativa, cacao amaro

Procedimento:
Sciogliere in un pentolino  la fecola e l’agar agar  nel latte di riso freddo e mescolare bene, eventualmente aiutandosi con una frusta.
Scaldare il contenuto a fuoco medio, aggiungere lo zucchero, la vaniglia e la polvere di arancia, descritta QUI. Portare a bollore e cuocere ancora un paio di minuti continuando a mescolare per evitare il formarsi di grumi.
Spegnere il fuoco e versare il budino in uno stampo da portata o in più stampi monoporzione.
Lasciar raffreddare bene a temperatura ambiente e, successivamente, lasciare in frigorifero qualche ora, prima del consumo.
Rovesciare il budino su un piatto e distribuirvi la cannella o il cacao amaro.
Veramente delicato.

Ascoltando la grandissima Nina Simone in “Love or leave me


Farina di bucce d’arancia

Da diverso tempo ho sviluppato  tecniche di riciclo di prodotti considerati di scarto.  E, man mano, sto aguzzando sempre più l’ingegno per evitare sprechi.

Sono riuscita a recuperare le bucce d’arancia. Le ho essiccate sul calorifero e, successivamente, polverizzate. Per ora ho utilizzato questa polvere per preparare un delizioso budino. Prossimamente la ricetta.

Ingredienti:
Bucce di arance biologiche

Procedimento:
Tagliare a striscioline la buccia delle arance, precedentemente lavate, e disporle su un piatto da dimenticare  sul calorifero per il processo di essiccazione che durerà qualche giorno.
Una volta essiccate si frantumano in un mixer.
Io non le ho frantumate finemente preferendo una consistenza più granulosa.
Si può utilizzare questa polvere profumatissima per insaporire dolci ma anche per preparazioni salate.

Ascoltando Orange crush dei R.E.M, ovviamente….


NY Bagel


E’ da un po’ che non scrivo e  che non frequento il web salvo qualche incursione  di pochi minuti in FB per pubblicare qualche foto.
E’ un periodo di scarsa, quasi nulla creatività, di indolenza generalizzata, di torpore intellettuale e di disordinate – spesso malinconiche -riflessioni che non portano a nulla.

Questo stato d’animo investe tutti gli ambiti che mi sono congeniali e che, in uno stato d’animo  normale, mi riempiono la vita e danno esplosione alla creatività: inventare o scoprire nuove ricette, creare nuovi gioielli, ascoltare  musica, leggere, avere relazioni, organizzare viaggi e tanto altro ancora. Riesco a malapena a copiare e anche questa volta l’ho fatto con queste bagel.
Le avevo fatte in passato seguendo una ricetta vegan americana ma queste sono migliori, più morbide e saporite. E mi ricordano – aumentando la nostalgia – il periodo vissuto a New York dove le consumavo quasi quotidianamente a colazione, acquistandoli da Whole Food Market, in Union Square.
Il merito è della Capra del blog “La Cucina della Capra” che li ha descritte QUI.

(Tra parentesi, in blu, gli ingredienti della ricetta originale della Capra che ho modificato)

Ingredienti:
500 gr di farine: 250 gr grano duro – 70 gr segale – 80 gr manitoba – 100 gr integrale (500 grammi farina)
50 gr di zucchero integrale di canna
15 gr olio EVO (corrisponde a un cucchiaio da minestra)
1 bustina di lievito secco (1 cubetto di lievito di birra)
2 cucchiaini di sale
semi a piacere (cumino, papavero, sesamo,…)
un cucchiaio di malto d’orzo
250 ml di acqua tiepida (calda)

Procedimento:
Sciogliere il lievito secco e lo zucchero nei 250 ml di acqua tiepida. Aggiungere l’olio e mescolare bene.
In una terrina versare la farina e il sale. Aggiungere la parte liquida alla farina e impastare bene e a lungo.
Lasciare lievitare per 30 minuti in un luogo al riparo dall’aria (io ho lasciato la terrina in forno, senza mai aprirlo).
Trascorso il periodo di lievitazione, riprendere l’impasto e lavorarlo ancora un po’. Nel frattempo portare a bollore una pentola d’acqua.
Mentre l’acqua bolle, formare 12 palline della grandezza di un mandarino (ogni pallina pesava 67 grammi).
Praticare un buco a ciascuna pallina, aiutandosi con il manico di un mestolo di legno e dando loro la forma tipica della bagel, lievemente schiacciata.
Tuffare 4 bagel alla volta nell’acqua bollente, un minuto per lato, aiutandosi con una schiumarola per capovolgerle e, successivamente, per scolarle bene e disporle sulla teglia da forno, rivestita di carta forno.
Pennellare la superficie di ciscuna bagel con il malto diluito in un po’ d’acqua e ricoprire con i semi, a piacere.
Infornare per 20 minuti a 200°. La Capra suggerisce 25 minuti ma il mio forno dopo 20 minuti aveva completato la cottura.
Le proporzioni degli ingredienti sono perfette e, di conseguenza, suggerisco di rispettarle alla lettera.
La riuscita è assicurata! Grazie Capra!
Ho consumato queste delizie a colazione con la crema di nocciole (nocciole pure frullate con il Vitamix) e Nocciolella. E a pranzo con un patè di legumi. Ma seguirò anche il suggerimento di Capra, di consumarli con il caprino vegan.

Ascoltando Etta James in “Purple rain” sperando di risvegliarmi dal torpore e dalla malinconia. Già queste bagel possono aiutarmi….


Prove tecniche di breakfast (buffet salato)

Ed eccomi con la parte salata del buffet che intenderei preparare per il mio B&B vegan.
La parte dolce è descritta in questo post:
Innanzitutto ringrazio tutti coloro che mi hanno dato  i suggerimenti necessari per  creare un’offerta più ampia del buffet non limitandomi solo a prodotti dolci.
E ringrazio Pippi e Andrea (ne ho parlato qui)  che oggi sono venuti a trovarmi a Milano prestandosi a fare da cavie a tutte le preparazioni esposte e accettando di consumare la cena come se fosse stata una colazione……
Qui sotto due  foto d’insieme del buffet salato.

Qui sotto la zona formaggi (tutti autoprodotti): in primo piano la ricotta, a destra il caprino (ricetta qui), a sinistra il Monterey Jack (ricetta tratta da una delle mie bibbie: The Ultimate Uncheese Cookbook di Jo Stepaniak)


Qui sotto i cherry  cranberry sage sausages (autoprodotti) – Ricetta tratta da un’altra bibbia: Vegan brunch di Isa Chandra Moskowitz


Tofu (autoprodotto) strapazzato

Pane (autoprodotto) ai semi di lino e papavero. Con la pasta madre che oggi mi ha portato in dono Pippi (e che pare sia tramandata dal 1800) il pane sarà più buono.

I cracker – autoprodotti –  all’okara e farina di grano saraceno (ai sapori di paprika, curry e lisci)

Ascoltando il grande Michel Petrucciani in Caravan


Prove tecniche di breakfast (buffet dolce)

Sono giorni che mi sto dando da fare per preparare alcune ipotesi di breakfast da pubblicare nel sito del B&B. In compagnia di McCoy Tyner in Passion Dance è tutto più facile e lieve.
L’idea sarebbe quella di una colazione a buffet con prodotti prevalentemente locali, biologici e autoprodotti. E, ovviamente, vegan.
Da variare di settimana in settimana dando spazio a cibi della tradizione locale.
Per poter offrire cibi autoprodotti è obbligatorio partecipare a un corso formativo di igiene degli alimenti. Non vedo l’ora!
Il buffet illustrato  è composto – partendo dal basso –  da:

  • muffin ai mirtilli autoprodotti
  • caffè d’orzo
  • yogurt di soia autoprodotto
  • macedonia
  • torta di grano saraceno autoprodotta (ricetta qui sotto)
  • succo di mirtilli
  • pane autoprodotto
  • philaVEG autoprodotto (ricetta QUI)
  •  marmellata di mirtilli
    In aggiunta: cereali, caffè di moka, tè, tisane.

In primo piano si notano meglio marmellata (ai mirtilli), philaVEG e pane.
Yogurt fru fru (yogurt di soia con macedonia e cereali)
TORTA di GRANO SARACENO
E’ una torta della tradizione trentina e altoatesina.
Ingredienti:
60 grammi burro di soia (o margarina)
40 grammi  olio di mais
40 grammi sciroppo di datteri (o d’acero o malto)
60 grammi zucchero di canna
30 grammi farina di mandorle
130 grammi farina di grano saraceno
50 grammi farina di manitoba
150 grammi latte di soia
1 cucchiaino di baking powder ( o lievito per dolci)
1 cucchiaino bicarbonato di sodio
20 grammi panna di soia
2 cucchiai di semi di lino tritati (= 2 uova di lino)
marmellata di mirtilli per farcire
zucchero a velo per la copertura
Procedimento:
Amalgamare il burro di soia e l’olio di mais con lo sciroppo di datteri e lo zucchero.
Aggiungere la farina di mandorle mescolando bene.
Successivamente inserire nell’impasto tutti gli altri ingredienti fino a ottenere un composto morbido e omogeneo.
Disporre il composto in una piccola tortiera (per la quantità degli ingredienti utilizzati non deve essere di diametro superiore a 20 cm) foderata di carta forno.
Inserire in forno a 180 gradi per 40 minuti (è opportuno controllare).
Togliere dal forno la torta e attendere che si raffreddi.
Tagliarla a metà e farcirla con la marmellata di mirtilli.
Spolverizzare la superficie con zucchero a velo.
Spero di riuscire nell’impresa….
Chi volesse aiutarmi con critiche, anche severe, o suggerimenti, mi farà solo felice! Grazie!

Involtini di vite, pensieri fissi e una giornata rilassante con Pippi


E’ da un po’ che non scrivo e che non leggo i blog amici a causa di una situazione emotivamente complessa che non mi dà la necessaria leggerezza per distrarmi e lasciarmi andare ai pensieri nomadi.
In questo periodo i miei pensieri sono tutt’altro che nomadi ma fissi, sul pezzo, e non c’è verso di smuoverli. Sono lì, immobili, fermi, granitici……
Ma restare sul pezzo mi è utile perché mi aiuta a organizzare e costruire il mio progetto senza digressioni……
Ho, infatti, in mente di aprire un B&B vegan  a Torbole, sul lago di Garda, zona di velisti e surfisti ma non solo.
Non è una decisione leggera perché implica un cambiamento radicale della mia vita senza contare la paura di non essere all’altezza del progetto e di fallire.
Ecco, questo è il pezzo su cui medito.
Parlerò più a lungo quando prenderà forma l’idea che, già da quest’anno – da luglio – vorrei realizzare.

Tra un’inquietudine e l’altra, anche le ricette languono…
Sono solo riuscita a preparare gli involtini di vite, ricevuti in regalo da Pippi, l’amica di Genova che, qualche giorno fa, è venuta a trovarmi al paesello, QUI, dove abbiamo trascorso, in piacevoli chiacchiere, in compagnia dei nostri mariti e della mia cagnolina Joy, un bel pomeriggio e serata. Pippi si è fatta promettere che ricambierò la visita per conoscere Cleo, la sua gattona milanese (presa al gattile MondoGatto di Milano).
Promesso!

Ingredienti per 20 involtini:

20 foglie di vite  per gli involtini (fresche o conservate, come le mie)
8 foglie di vite da adagiare nella padella
1 cipolla
olio EVO
140 grammi di riso
una manciata di foglie di menta
una manciata di prezzemolo
1 limone
acqua o brodo vegetale
sale
pepe

Procedimento:

Far rosolare la cipolla, finemente tritata, nell’olio EVO.
Aggiungere il riso, le erbe tritate, il sale, il pepe e due bicchieri di acqua o, in alternativa, del brodo vegetale. Far cuocere una decina di minuti. Spegnere il fuoco.
Nel frattempo sbollentare le foglie di vite (solo se fresche) o sciacquarle in acqua corrente (solo se conservate). In entrambi i casi, disporle qualche minuto per ciascun lato su un canovaccio pulito o su carta tipo scottex per asciugarle.
Quando il riso si è raffreddato disporne un cucchiaino al centro della foglia (la parte con il picciolo verso di noi) e arrotolarla fino in fondo. Ripiegare, successivamente, le due estremità della foglia verso il centro legando l’involtino, così ottenuto, con lo spago da cucina.

Disporre 8 foglie sul fondo della padella e, sopra queste, gli involtini disposti uno accanto all’altro e anche sopra.
Versare il succo di un limone e acqua necessaria a coprire lo strato (o gli strati) di involtini.
Cuocere a fuoco basso per un’oretta o fino a che l’acqua si sia assorbita. Per tenere fermi gli involtini, evitando che si spappolino, si può appoggiarvi sopra un piatto con un peso.

E ora una foto rilassata: Pippi con il nuovo look e Titti (con in braccio Joy…e i capelli ribelli)

Ascoltando la batteria travolgente ed energetica   di Max Roach  live


Gnocchi di amido allo zafferano e funghi

Ingredienti:
Gnocchi di amido
funghi champignon
150 grammi panna di soia
1 bustina zafferano
sale
prezzemolo
1 cucchiaio olio EVO
lievito alimentare
Procedimento:
Scaldare  in una  padella l’olio EVO, aggiungere i funghi lasciandoli cuocere una decina di minuti. Versare gli gnocchi, la panna e lo zafferano. Mescolare bene, aggiustare di sale e servire bollenti con una manciata di prezzemolo tritato e una manciata di lievito alimentare

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Ascoltando  McCoy Tyner in “Giant Steps


MayoVEG light

Ingredienti:
250 gr Yogurt bianco di soia  (filtrato per 6-8 ore )
succo di limone (un cucchiaio)
senape (un cucchiaio colmo)
olio evo (1 cucchiaino) – facoltativo
un pizzico di sale

Procedimento:
Filtrare lo yogurt servendosi di un colino rivestito da una garza fitta o utilizzare un colino già predisposto come quello della foto (che è un’americanata utilissima).


Lasciarlo scolare 6-8 ore in frigo, coperto con una stagnola

Togliere lo yogurt rappreso e metterlo in una ciotola in cui si aggiungono gli altri ingredienti (senape, succo di limone, olio, sale). Mescolare bene e servire.

Utilizzare come una normale maionese, anche come base per salse in cui è necessaria la maionese.

Anche con le verdure crude, tipo pinzimonio, è ottima.  Ma anche con le verdure cotte o con il seitan affettato per fare dei panini o tramezzini.

Ascoltando Charlie Parker in “Tico Tico


Raw pizza

La prima volta l’ho mangiata alle Hawaii, l’anno scorso, da Whole Food. E’ stato amore a prima vista e, da allora, mi sono data da fare per cercare le indicazioni dei vari passaggi anche perché gli ingredienti erano visibili sulla confezione. Il web mi è venuto incontro e il risultato è stato decisamente positivo.
Premetto che è laboriosa ma ne vale la pena!

Ingredienti per 2 basi da 20 cm l’una:
1/2 cup di farina di semi di lino
1 cup di mandorle tritate finissime (tipo farina)
1 cup di semi di girasole tritati finissimi (tipo farina)
1 cucchiaio evo
1 cucchiaio basilico secco
1 spicchio d’aglio tritato
1 presa di sale
2 cucchiai malto
1/4 cup di acqua

Ingredienti per la salsa di pomodoro:
4 pomodori Roma tritati
1/2 cup di pomodori disidratati (lasciati in ammollo per due ore in un po’ d’acqua –  tenere l’acqua)
1 e 1/2 cucchiaino di basilico secco
1/2 cucchiaino di origano secco
1/2 cucchiaino di timo secco
1 spicchio d’aglio tritato
1 e 1/2 dattero snocciolato
1/2 cucchiaio di succo di limone

Ingredienti per il “formaggio”:
1/2 cup mandorle pelate (lasciate a bagno 8 ore)
1/4 cup anacardi
1/2 cucchiaio di sale
1 spicchio di aglio

Procedimento per le basi:
Inserire acqua, malto,  sale, basilico e olio in un mixer.  Frullare tutto e lasciare da parte.
In una capiente insalatiera mescolare le farine di lino,  mandorle e girasole.

impastando con le mani e aggiungendo la parte liquida, frullata precedentemente, fino a ottenere una palla.

Se necessario aggiungere un po’ d’acqua.
Dividere l’impasto così ottenuto in due parti uguali.

Schiacciare ciascuna palla su un foglio di carta forno modellandola  a forma di  cerchio (circa 4 mm di spessore) lasciando i bordi leggermente più spessi.

Mettere ciascuna base nell’essiccatore o, come ho fatto io, nel forno non ventilato a 40°C per 10 ore.
Successivamente rimuovere il foglio di carta forno e continuare l’essiccazione, alla stessa temperatura, per altre 10 ore.
Lasciare le basi nel forno (o nell’essiccatore) fino al momento della farcitura.

Procedimento per la salsa di pomodoro:
Mettere tutto nel mixer, aggiungere l’acqua di ammollo dei pomodori secchi e frullare grossolanamente. Lasciare da parte.

Procedimento per il “formaggio”:
Mescolare tutti gli ingredienti fino ad ottenere un impasto morbido e cremoso. Aggiungere un po’ di sale, se necessario.

Mettere la crema in un recipiente di vetro e coprire con uno straccio pulito. Lasciare a temperatura ambiente per 6 ore.
E ora è giunto il momento di coprire le basi con la salsa e il “formaggio”.

Si può spolverare di origano, se è gradito.

Ascoltando Art Blakey in “Ya Ya“.