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La stabilità è la condizione migliore. Anzi no.

Primo episodio (ascoltando John Coltrane in “My Favorite Things)

Un tempo – molti anni fa – per far fronte a una serie di ineluttabili responsabilità familiari, vedevo nella stabilità – soprattutto economica ma anche logistica – la soluzione ai problemi che erano diventati una costante ossessione.
La soluzione che mi avrebbe fatto trovare la luce dopo lunghi periodi di buio dovuto all’incertezza, ritenevo fosse il posto fisso e una casa di proprietà. La stabilità assoluta. La beatitudine.
Quando dopo anni raggiunsi le desiderate condizioni, inseguite per molto tempo, la nube nera e tossica che mi perseguitava, si dissolse magicamente. Finalmente riuscivo a pianificare la mia vita, fare progetti, fare acquisti, viaggiare. Mi sentivo invincibile e appagata.
E così fu per anni.
Finché, quasi all’impovvso, la nuvola tossica che mi aveva tormentato per l’instabilità, ormai alle mie spalle da tempo, cominciò a farsi sentire ancora. Qual era il problema? La stabilità, che vivevo come una gabbia.
Tutto mi stava stretto e insopportabile: gli avvenimenti – sempre gli stessi – con la stessa ricorrenza, sempre uguali a partire dalla sveglia al mattino, il badge da timbrare, la ricerca delle chiavi (lasciate in posti diversi), le riunioni, le pause, il ritorno a casa, ecc. ecc.

L’unico guizzo, come una boccata di ossigeno, era l’organizzazione faidate delle vacanze con mio marito, sempre low-cost, in luoghi lontani e affascinanti per cultura e natura. Finite le vacanze, sempre lunghe ma mai abbastanza, il rientro alla quotidianità era come un pugno nello stomaco, sempre più insopportabile.
Un giorno, dopo mesi di riflessioni e un anno sabbatico trascorso in buona parte a New York, ero certa che l’unica soluzione possibile fosse quella di ritrovare la libertà liberandomi dai guinzagli cui sono stata costretta per anni. Come? Dando le dimissioni dal posto fisso e uscire dalla gabbia. La libertà valeva più di qualunque altra condizione, anche della sicurezza economica.
Volevo lavorare con mio marito in assoluta autonomia e leggerezza. Fu così che nacque l’idea di aprire un B&B nella casa dei miei nonni, sul Lago di Garda. Ovviamente vegano, come noi.

Ma ora, con mio marito, ci sono altri progetti in cantiere….

Continua….


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Fine pena: 1 marzo 2013

sbarre2

Ieri ho dato le dimissioni!!! Lo stesso giorno in cui le ha date il papa….ma di me non hanno parlato… 🙂 – Il mio fine pena inizierà il primo marzo 2013.
Da oggi si volta pagina, a partire dalla grafica del blog!
Mi sento libera, leggera, oserei dire felice (posto che la felicità possa esistere allo stato puro). E la sensazione che provo è di libertà (che, guarda caso, è anche l’anagramma del mio cognome, con l’accento in prestito da quello di mio marito!).
Sì, ho dato le dimissioni da un posto invidiatissimo da molti perchè fisso, sicuro, garantito, a tempo indeterminato, da funzionario della Pubblica Amministrazione. Quindi, con un discreto stipendio, le malattie pagate, le ferie nel periodo desiderato, una certa autorevolezza, la possibilità (per me remota visto che non mi sono mai piegata a certe, diciamo, logiche….) di fare carriera.
Ho dato contemporaneamente anche le dimissioni da un abbraccio insopportabile, venefico, tossico e mortale  da parte di un Sistema che mi assoggettava alle sue esigenze di produttività, non alle mie di qualità della vita.
Ho voluto andarmene decidendo io la data e non lasciandola decidere a quel  Sistema che mi avrebbe asservita fino a quasi 70 anni (per i 25-30enni di oggi per molti più anni perché – ormai è un luogo comune – la vita si allunga…),  per poi costringermi a vivere gli ultimi anni in modo fragile, forse non in perfetta salute e con i soldi della pensione spesi in cure e badanti.
assistenza-anziani

Basta con l’asfissiante liturgia di gesti ripetitivi, di fastidiosi cerimoniali, di sgradevoli sopportazioni, di rospi ingoiati.camminare in cerchio

Basta correre pericolosi rischi di doversi trovare a rispondere a  yes man, dirigenti incapaci, raccomandati e servili o condividere spazi e tempi con colleghi leccaculo, perdigiorno, spie, raccomandati, frequentatori/ frequentatrici di letti in cambio di privilegi o promozioni e portaborse.
Basta con utenti maleducati, irrispettosi, arroganti che, come in una litania, spesso così ci apostrofavano “Vi paghiamo noi lo stipendio!” – e ai quali avrei voluto rispondere:  “Perché, di grazia, non ci date un aumento?
Basta con riunioni inutili, improduttive, intenzionalmente di facciata, autoreferenziali, inefficaci.
Basta dissipare la vita, l’anima e le energie  per un Sistema che in cambio del mio tempo, del mio lavoro, della mia vita, della mia salute mi dà solo denaro.
Basta con questo Sistema che crea costantemente nuovi  bisogni solo per  indurti a soddisfarli  lasciando credere che, assecondandoli, producano serenità.
Basta vivere la gioia effimera del venerdì e la leopardiana inquietudine della domenica pomeriggio pensando al rientro in ufficio.
Basta con questo Sistema che incita in modo subdolo solo al consumo, allo sperpero di denaro e alla dannazione per guadagnarlo,  in un pericoloso gioco di incontinenza consumistica e pericolosi ricatti.
stop
Naturalmente non me ne starò con le mani in mano ma cercherò, al contrario, di guadagnarmi da vivere facendo le cose che mi piacciono. Oltre che non sperperare e cercando di autoprodurre tutto ciò che posso.
Sarà una strada tutta in salita ma la affronterò con gioia e soddisfazione impagabili.
Mi occuperò del mio B&B (da aprile a ottobre) a Torbole sul Garda, continuerò a disegnare e realizzare gioielli.
Avrò anche più tempo per me, per la mia famiglia, per i miei amatissimi nipotini Tommaso e Andrea,
TommyAndrea
per i miei amici. Avrò più tempo per leggere, ascoltare musica, fare lunghe passeggiate con la mia cagnolina, oziare e abbandonarmi a pensieri vaganti.

Ringrazio mio marito Seb che in tutti questi mesi ha sopportato le mie inquietudini, le mie amarezze, le mie indecisioni, le mie lune storte e le mie bizze appoggiando sempre ogni mia iniziativa anche la più bizzarra e spericolata.
Ringrazio Barbara, la mia amatissima figlia che con l’impeto che la contraddistingue e senza giri di parole mi ha sempre esortata a scegliere la libertà ripetendomi in continuazione di dare le dimissioni..

Ringraziamenti molto speciali vanno a Moky,  Giusy e Roberto che mi hanno sempre sostenuta in questo difficile percorso che dura da un anno, fino alla decisione finale di ieri.

Ma un grazie molto speciale va a Simone Perotti che con i suoi libri  (che ho divorato, consumato, distrutto) “Adesso Basta”  e “Avanti tutta” mi ha dato la spinta finale al cambiamento.

E ora ascolto uno strepitoso Freddie Mercury in “The show must go on”