Archivi del mese: febbraio 2024

Tempus fugit

Da un verso delle Georgiche di Virgilio: «Sed fugit interea fugit irreparabile tempus» (Trad: Ma intanto il tempo fugge, fugge irreparabilmente).

Da quando ho smesso di lavorare - da dipendente prima e in proprio poi – mi sono sentita smarrita e disorientata. Le mie giornate, non più riempite dal lavoro, svolto con impegno e passione, mi sono sembrate vuote di contenuti. Il mio lavoro era ricco di relazioni, di ricerca, di studio, di fatica, di soddisfazioni, di successi ma anche di insuccessi e frustrazioni. Insomma era un’inesauribile fonte di confronto dialettico e riflessioni. Per tanti anni.

La forzata – anche un po’ desiderata, aggiungerei – inattività mi ha sollecitato l’urgenza di guardare indietro negli anni e verificare, ahimè, che il contatore del tempo gira molto velocemente. Prima non mi era mai capitato di “guardare l’orologio” tanto erano occupate le mie giornate – anche quelle di svago – e questa necessità di controllo non era mai emersa. Impegnavo parte delle giornate spesso sprecando energie con persone con le quali ero obbligata a condividere il tempo e con cui non avevo nulla in comune, nulla da spartire, salvo l’obbligo di subirne la presenza. Diciamo che questa forzata tolleranza era ben equilibrata da momenti di soddisfazione e gratificazioni.

Ora sento il bisogno di riempire ogni spazio temporale senza lasciare vuoti ma di riempirlo in modo selettivo operando scelte rigorose e senza buttare energie e tempo perché ora sono più difficile e più esigente.

Come riempio ora il mio tempo? Con la persona che amo e che da tanti anni mi è vicino e con cui condivido impegno civile (attivismo per gli animali e a sostegno dei popoli oppressi), affetti, amicizie, frequentazioni interessanti, viaggi, tante risate, musica, cinema, lunghe passeggiate, buone letture, ozio creativo.

A volte mi viene spontaneo fare sempre tutto velocemente, quasi freneticamente, come se  il tempo che ho non bastasse a donarmi ancora tante esperienze ed emozioni che desidero vivere ma poi rallento e penso, con stupore, a tutto quello che ho vissuto e provato e mi viene naturale evocare la frase di Pablo Neruda (che dà il titolo al suo libro) “Confesso che ho vissuto”.

Non potevo, mentre scrivevo, che ascoltare Dave Matthew Band in ” How time slips away” (tr. “Strano come il tempo scivoli via”)

https://www.youtube.com/watch?v=EM6Vc1_i-YM