Ascoltando il grande Jimi Hendrix in Cocaine penso al mio chiodo, in pelle nera, per anni oggetto di un desiderio incoercibile, alimentato dal fascino che subivo di Marlon Brando che lo indossava alla guida della sua Triumph Thunderbird 6T sulle strade della California nel film “Il selvaggio” (The wild one – 1953). Io, motociclista e ammiratrice del fascinoso attore americano, quell’indumento leggendario simbolo di trasgressione e di rottura, ricco di appeal e storia ma anche pratico e funzionale, comodo e caldo, lo volevo a ogni costo. E volevo proprio quello, stesso modello (Perfecto) e stessa marca (Schott). Nel 1994 lo comprai a New York, da Dave’s, dopo una lunghissima e affannosa ricerca nei negozi della Grande Mela.
Ricordo ancora, nel negozio, la locandina del film sul muro. L’ho indossato per quasi 13 anni, con voluttà, senza mai saltare una stagione come può capitare con altri indumenti, intenzionalmente dimenticati per qualche anno e poi nuovamente indossati. E ogni anno l’uso lo rendeva sempre più bello.
Un giorno, in piena condivisione dell’etica vegan, quel chiodo dai mille significati simbolici e tanto desiderato mi è apparso come ciò che era: un animale ucciso, una pelle “indossata” da una creatura sacrificata per soddisfare anche i miei desideri. Non sono più riuscita a indossarlo ed è là da allora, tradito.
Che fare degli indumenti, oggetti, complementi d’arredo, accessori di origine animale acquistati prima di abbracciare l’etica vegan?
Questo è il problema di coscienza che mi pongo da 5 anni a questa parte, ogni volta che utilizzo uno di questi oggetti.
Alcuni di questi, dalla vita relativamente breve, come scarpe e borse in pelle, maglie o indumenti in lana e seta, li ho utilizzati e altri li utilizzerò fino alla loro usura ma è per quelli dalla vita sempiterna che mi pongo il problema che smuove la mia coscienza.
Coscienza, finto moralismo, egoismo? Che fare?
Ritengo che tra scelte passate e scelte presenti debba esistere un continuum che rappresenta la nostra storia.
Non credo che butterò mai via il mio chiodo o che lo possa vendere. Anche perchè così non si tratterebbe altro che trasferirlo altrove.
Penso che lo terrò sempre nell’armadio a ricordarmi che le persone hanno la necessità di compiere un percorso sulla strada della consapevolezza e del fine etico della propria esistenza. E mentre penso che non me ne separerò mai mi ascolto Jimi Hendrix.