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Il risveglio, con la vista dell’oceano dalla grande finestra basculante, rinnova la sorpresa della bellezza fino alla commozione nonostante quell’immagine mi sia diventata familiare. Mi trasmette energia e mi riconcilia con un mondo che vorrei, non con quello ingiusto che, purtroppo solo per un breve periodo, ho lasciato.
Dopo la colazione decidiamo di fare un giro da soli. Abbiamo voglia di esplorare l’isola e incontrare la gente del posto per scambiare due chiacchiere e conoscere le loro storie. Sono avida di sapere. É un popolo molto cordiale e disponibile ma chiuso nel suo guscio identitario. Ho avuto la percezione che noi turisti/viaggiatori siamo corpi estranei, non suscitiamo interesse se non quello economico e anche se decidessimo di fermarci per un lungo periodo saremmo sempre altri, mai complici e non entreremmo mai nella loro ristretta cerchia. Penso che, nel momento storico in cui la connettività globale accorcia o annulla le distanze, qui in questo luogo sperduto si delinea un modello di isolamento sociale, un modo di vita quasi arcaico, lontano dal paradigma convenzionale.
Questo limite non è sinonimo di arretratezza; la popolazione dell’isola ha adottato una sorta di difesa e durezza come stile di vita. L’accesso alla televisione e ai telefoni cellulari rimane limitato, non perché non abbiano risorse ma per una scelta di vita concentrata sull’essenziale.
Le relazioni umane rappresentano il punto cruciale della vita quotidiana degli abitanti di Pitcairn. Questa popolazione ha un profondo legame con la terra e l’oceano e per molti la giornata è cadenzata da attività di sostentamento quali l’agricoltura e ahimè, la pesca.
Abbandonati questi pensieri ci incamminiamo verso il Pamai Centre, dove troviamo l’Ufficio postale, il supermercato e il treasury office che rappresenta la cassa comune dell’Isola. Gli acquisti che si fanno al negozio (souvenir, t-shirt, poster, il famoso miele, borse, i rinomatissimi francobolli, magneti, ecc) nonostante siano stati eseguiti/prodotti/acquistati da singoli abitanti, vanno pagati al treasury office che consegnerà l’incasso agli interessati, trattenendo una quota per le spese della comunità. Nel negozio, sulle scatole che contengono la merce da vendere, ci sono i nomi dei venditori in modo da assegnare gli incassi ai destinatari.
Incontriamo il medico dell’isola. É australiano e anche lui, come il poliziotto neozelandese e il funzionario governativo britannico, si ferma alcuni mesi fino a che non arriva un collega a dargli il cambio. Deve essere un’esperienza stimolante ed entusiasmante dal punto di vista umano e sociale; non so quanto lo sia dal punto di vista professionale; i 49 abitanti dell’isola per cure importanti si recano in Nuova Zelanda (al ritorno in nave, c’era con noi un pitcairnese diretto in Nuova Zelanda dall’oculista); di conseguenza, il lavoro del medico, immagino si limiti a piccoli interventi, medicazioni, somministrazione di farmaci nonostante l’ambulatorio, modernissimo, sia dotato di una stanza di degenza con due letti e una stanza di rianimazione con un letto. L’équipe medica è costituita, oltre che dal medico, da un’infermiera locale che ha studiato in Nuova Zelanda.
Interessante la visita al General store, dove si vende un po’ di tutto, dai piccoli elettrodomestici al cibo in scatola, ai surgelati. Tutto arriva dalla Nuova Zelanda, con la nave mercantile MV Silver Supporter, la stessa con cui siamo giunti a Pitcairn e, considerati i lunghi tempi di consegna, non mi sono stupita di aver trovato cibo scaduto da mesi. Mi sono resa conto, quindi, che la scadenza non è così tassativa e che un alimento si può consumare anche oltre i tempi dichiarati. Da noi sarebbe impensabile trovare sullo scaffale di un supermercato cibo scaduto anche solo il giorno prima e da noi i cibi “in scadenza” (non ancora scaduti ma prossimi alla fine) vengono venduti a prezzo ridotto o tristemente buttati nella spazzatura. A Pitcairn non funziona così e questo evita inutili sprechi. E non danneggia la salute se si tratta di prodotti conservati e non freschi.
D’ora in poi non mi farò più scrupolo a consumare un prodotto scaduto che ho in casa.
Incontriamo il sindaco che, a dispetto del cognome (Young) mi dice non essere un discendente degli ammutinati del Bounty. Viene dal Regno Unito e anche lui si fermerà per un periodo più o meno lungo. Mi dice che il cognome Young è assai diffuso nel suo paese. Già, i marinai del Bounty, erano inglesi.
Strada facendo incontriamo una signora che, davanti alla sua casa, intreccia foglie di palma creando borse molto belle, vendute al negozio. Anche lei è una discendente di un ammutinato.
L’isola è piccola e i luoghi da visitare sono vicinissimi in linea d’aria ma alcuni sono raggiungibili con molta fatica, per via di sentieri di collegamento assai ripidi. Fa caldo e non abbiamo voglia di affaticarci affrontando salite impervie. Per questo, tornati a casa, accettiamo la proposta di Brenda e Mike di condurci con i loro quad-bike a The Edge, il punto più alto dell’isola.
A The Edge le scogliere si tuffano nell’immenso oceano; è un punto panoramico che regala una vista a 360 gradi dell’isola e della vastità dell’oceano che la circonda. Esprime l’isolamento e la bellezza delle Isole Pitcairn.
Il percorso per arrivare a The Edge si snoda attraverso una vegetazione rigogliosa e antiche strutture vulcaniche. Stare lassù dà un’idea della formazione dell’isola e delle forze naturali che agiscono in questo remotissimo luogo.
Da The Edge vediamo la nostra nave mercantile ancorata al largo. Rimarrà là ad attenderci per riportarci a Mangareva, nella Polinesia Francese.
Lasciato The Edge, risaliamo sul quad e ci dirigiamo nel luogo dove vive Miss Turpin, detta Miss T, una centenaria tartaruga, portata a Pitcairn dalle Galapagos nella prima metà del secolo scorso. Non posso fare a meno di pensare a quanto l’essere umano si riveli sempre nella sua sopraffazione, prepotenza e ingiustizia. Perché spostare dal sua habitat una creatura facendole percorrere migliaia di miglia e ore di navigazione in mezzo al Pacifico che, oltretutto, a dispetto del nome, è sempre impetuoso?
Miss T è amata e rispettata dagli abitanti di Pitcairn che le portano ogni giorno il suo cibo preferito: anguria e banane.
Risaliamo sul quad verso casa; un’altra giornata è passata. Siamo stanchissimi ma straripanti di emozioni e ricordi incancellabili e questo basta ad annullare ogni disagio.
A presto!
6. Continua